Il potere del cibo nella relazione.


Le emozioni nel piatto.

Il nutrimento è uno dei bisogni fondamentali.
Un bisogno che tutti dobbiamo avere e che deve essere saturato perché fa parte proprio dell’idea della vita o della morte. Niente interessa alle persone quando non hanno ancora saturato il bisogno di mangiare.

il potere del cibo

Fatti salvi i bisogni fondamentali, esistono i bisogni relazionali, bisogni affettivi.
Ma prima di tutto dobbiamo essere sicuri di poter vivere attraverso il cibo. Ed è quello che il neonato pensa quando arriva in questo mondo: NON morire di fame.
È così importante per il bambino non morire di fame, che attraverso l’idea del nutrimento, arriva all’idea dell’amore. “Ti amo mamma, perché non mi fai morire di fame”.
Subito dobbiamo pensare che la struttura mentale entra nel simbolico e il cibo vuol dire amore.
È molto importante questo perché poi, anche da adulti, qualche volta ci confondiamo e o non mangiamo più perché siamo addolorati per un amore che è andato male o mangiamo troppo per compensare un amore andato male.
Usiamo il significato simbolico come se fosse vero. A maggior ragione tutto questo è per il bambino.

Se pensiamo al cibo tendiamo a fare subito degli errori. E questi errori protrarranno il loro significato anche negli anni a venire.
Se il piccolo si sente tirare lo stomaco in una situazione di pienezza decide che la pienezza è tranquillità.
Quindi, ogni volta che vorremo essere tranquilli, cosa faremo? Mangeremo troppo, berremo troppo, a seconda di chi siamo, fumeremo, metteremo le dita in bocca, masticheremo gomme americane… Vedete come il senso di pienezza e di tranquillità si protrae nel tempo con la richiesta di utilizzare comunque la parte orale anche quando non è fame.
Ecco perché in certe situazioni sbagliamo noi.
Spesso sbagliano i nonni ad abituare i bambini a sentirsi più tranquilli attraverso i dolciumi che vengono dati fuori pasto, attraverso il continuare ad avere cose in bocca. Non sarà il caso di portare i bambini ad avere questo tipo di dipendenza.

il potere del cibo

 

Invece nel neonato, la fame è legata alla paura di morte. Ogni volta che un bimbo ha lo stimolo della fame non capisce più nulla perché sente questa cosa da non poter dire in altro modo se non con un pianto disperato che significa “Aiuto! Sto morendo!”. Quando una mamma è ansiosa e non capisce dice “Avrà fame”. E gli dà da mangiare. La condizione è paradossale, ma è davvero difficile da capire perché mentre succhia si calma, finito di succhiare gli viene una gran mal di pancia perché non aveva ancora digerito e piange!
Possiamo in questo modo iperalimentarli: questo è terribile perché i bambini iperalimentati hanno già al primo anno di vita la possibilità di essere degli obesi da adulti. Questo tipo di errore lo si può fare anche con lo svezzamento. Quando noi pensiamo che voler bene al nostro bambino vuol dire dargli da mangiare, facciamo un’iperalimentazione. Il significato amore – cibo è del neonato.
Quindi, non iperalimentate il vostro bambino per dirgli “Ti voglio bene”. I bambini magri, di solito, sono i più sani.

Una facoltà dei bambini piccoli è quella propriocettiva: sento quando ho fame, sento quando sono pieno.
Il bambino sa se ha fame e sa se ha mangiato abbastanza.

A 3 anni, o anche prima, si è già capaci di fare dei giochi di potere. Vedo che la mamma va in ansia, vedo che al papà viene mal di pancia quando andiamo a tavola, allora so che io ho un gran potere.
Farò un sacco di capricci e li farò ballare come dei soldatini. Questo è facilissimo. Voi vedete lo stesso bambino che a scuola mangia, chiacchiera, ride, scherza, viene a casa, si siede a tavola e improvvisamente “Non ho voglia, non ho fame, non mi piace. Hai fatto il riso: volevo la pasta. Hai fatto la pasta, volevo la minestra…”.
Cosa vi sta dicendo? “Voi siete preoccupati: io vi comando!”. Ecco cosa sta dicendo. Quindi, il cibo diventa po-te-re!
A volte il genitore pensa “Questo bambino non mangia e c’è qualcosa che non va, non sono capace”. Il bambino ha sentito la vostra preoccupazione e ha cominciato a pensare che aveva il potere di preoccuparvi. E adesso a tavola potrà fare grandi capricci per tenervi sotto scacco. Uno sbaglio sullo svezzamento può avere la conseguenza di serate molto faticose.

Quando i bambini hanno i denti, devono usarli per ma-sti-ca-re!
Tutta la loro aggressività deve indirizzarsi verso l’aggressività buona “Io vivo perché io mastico!”. È una capacità. Non morirò più!
Attraverso la mia aggressività verso il cibo divento vivo, divento forte, divento potente. Quindi, la masticazione è molto importante. Più loro useranno la masticazione, più avrete bambini sereni e tranquilli, perché hanno già messo l’aggressività nel cibo, quindi nella parte buona, nella parte giusta. È un’aggressività vitale! E così si nutrono e così diventano grandi. Tutto quello che non viene messo nella masticazione come aggressività viene messo nel gioco, nella relazione.

Inoltre esiste il bambino divorante e il bambino inappetente.
Un bambino può avere un buon appetito, ma non può arrivare all’eccesso. Il bambino inappetente non vorrebbe né il cibo né voi che insistiate, ma in realtà vi sta tenendo legati con la vostra apprensione. Si può anche avere un bambino che mangia da solo ma i genitori si inseriscono perché pensano di non avere più un ruolo, “Tieni bene la forchetta”, “Tieni giù i gomiti”, “Stai seduto bene” perché è già diventato indipendente. Per non sentirsi inutili, bisogna dirgli qualcosa.
Con il bambino dipendente, invece, da un lato si dice “Dovresti mangiare da solo. Alla tua età gli altri mangiano da soli”, ma al contempo nella vostra mente dovete sentirvi utili, dovete sentire che ha bisogno di voi, siete contenti di non essere stati esautorati da questa parte di ruolo.

Alla luce di quanto scritto precedentemente, rappresenta uno strumento molto importante nella relazione madre-bambino.

Le dinamiche relazionali sono molteplici, attraverso il cibo il bambino costruisce la relazione con sé e con il mondo e lo sviluppo della propria personalità.
Il cibo ha un valore simbolico, affettivo, psicologico fondamentale.

Concludendo, cercate di non preoccuparvi se il vostro bambino ha mangiato o meno i 50 gr di pasta, carne ecc… ma ponete la vostra attenzione su COME vi relazionate ai vostri bambini, cosa vi stanno comunicando e cosa comunicate.

Riflettete su COME state nutrendo la relazione con i vostri figli!

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